lunedì 28 ottobre 2013

Autopostale e Arl: quando la maleducazione corre sui mezzi pubblici.

Mi è capitato a più riprese di parlare nel mio blog a proposito dell'alto tasso di disoccupazione che abbiamo nel canton Ticino, soprattutto tra i giovani tra i 15 e i 24 anni, che dalle ultime informazioni recepite tramite i giornali e la radio pare che sia arrivato alla soglia del 40% (possibile? Se è per questo allora, siamo messi addirittura peggio dell'Italia e della Spagna).

Negli uffici di disoccupazione presenti sul territorio, come anche nei gruppi facebook dedicati alla ricerca del lavoro, spesso e volentieri mi capita di incontrare miei coetanei o addirittura più giovani o più in là con gli anni, i quali sebbene abbiano una formazione alle spalle, non riescono a trovare lavoro, e questo anche se durante l'apprendistato o l'università hanno fatto anche diversi stage pratici e in più possiedono nel loro bagaglio culturale non solo le lingue nazionali (tedesco e francese), ma anche un livello più che ottimale della lingua inglese.
Penso soprattutto al caso di tre persone che conosco, tutte residenti nel cantone, e che si ritrovano in questa situazione: una ha fatto la Supsi, si è formata come webmaster, eppure malgrado non sia un campo propriamente "occupato oltre il limite", ora sta prendendo in considerazione l'idea di un nuovo apprendistato perché non riesce proprio a trovare un posto che la assuma; un'altra, malgrado una formazione d'ufficio e la conoscenza ottimale delle lingue nazionali, si trova a dover dipendere dall'ufficio dell'assistenza; l'ultimo invece, meccanico d'auto formato, si è reinventato manovale...peccato che nonostante ora abbia un posto, tra pochi mesi si ritroverà di nuovo in disoccupazione, perché il posto di lavoro è solo "momentaneo".
Queste persone, pur se differenti tra di loro, hanno qualcosa in comune: una voglia allucinante di lavorare, di mettersi al servizio della società e delle persone che ne fanno parte, ma purtroppo finora non hanno trovato un'azienda disposta ad assumerle.

Viceversa, nel mese di settembre, mi è capitato di essere protagonista di due episodi molto antipatici, che hanno coinvolto due grandi aziende (ARL e Autopostale) e due "lavoratori" che proprio, pur ricevendo una buona paga (un autista di un mezzo pubblico da noi prende una tra media di 4500-5000 franchi al mese, se non addirittura 6000), non avevano voglia di farne. Uno lo vedevo già da anni sui bus: mai un sorriso, mai una parola gentile, e per estrapolargli anche un "buongiorno", sembrava cheil cliente dovesse usare il trapano del dentista. L'altro invece era la prima volta che lo vedevo: sembrava una persona coscienziosa, e invece, e questo lo leggerete nell'articolo seguente, guardate cos'ha combinato.

Piccola premessa per il lettore: i due episodi sono accaduti veramente, ne sono stata protagonista, e negli stessi non c'è nulla di inventato. Di solito prima non lo specificavo, anche perché mi sembrava una cosa fin troppo logica per non dire lampante, ma visto che ci sono stati di recente anche dei commenti in materia, beh, a questo punto la precisazione era decisamente d'obbligo.

Caso 1: il 3 settembre 2013, erano le 16.40 del pomeriggio, lungo la strada che da Vacallo porta a Castel san Pietro, mi ritrovo ad aspettare il bus alla fermata di Vacallo san Simone. Arriva l'autopostale: di solito, gli autisti aprono (e hanno anche l'obbligo di aprire, perché sul retro potrebbe dover salire una donna con la carrozzina, mentre sul davanti una scolaresca) sia davanti sia dietro, anche perché al contrario dei bus e delle metropolitane che circolano in Italia, qui non c'è l'obbligo di aprire solo le porte sul retro né tanto meno un divieto chiaro per le persone di scendere davanti. Nonostante questo dato di fatto e malgrado sia già in posizione alla fermata per salire davanti, non appena arriva il bus, l'autista in questione apre solo la parte sul retro.
Salgo, e qui tutto normale. Ad un certo punto, stiamo quasi per arrivare a Castel san Pietro, faccio per scendere quando l'autista inizia ad insultarmi in modo molto pesante, manco avessi fatto qualcosa di sbagliato o qualche danno sul bus, fino al punto da uscirsene fuori con la frase <<Via, via, basta, ci dai fastidio!>> (avete in mente come certe persone trattano il proprio cane? Stessa maniera).
Per la cronaca, non avevo fatto niente di male, fuorché alzarmi per iniziare a scendere dal bus.

Come ha reagito poi l'azienda (Autopostale) quando, giustamente, ho inviato il reclamo?

Non ha preso un provvedimento che sia uno verso l'autista, che oltretutto ha negato l'accaduto, ed io (una cliente del servizio in questione) non ho ricevuto nemmeno uno "scusa" o qualcosa che gli si avvicini.

E INTANTO FUORI DA QUELLA STESSA AZIENDA CI SONO MOLTI DISOCCUPATI, VOLENTEROSI E CHE NON DESIDERANO ALTRO CHE UN POSTO DI LAVORO, CHE UCCIDEREBBERO PER QUEL POSTO.

Caso 2: questo è successo in Capriasca, nello specifico a Tesserete, con un autista dell'ARL. Normalmente il bus per Lugano al sabato parte ogni ora, alle x.30. Alle x.25 l'autista arriva in modo normale alla fermata.
Io salgo, mancano ancora 5 minuti alla partenza. Alle x.30 il bus non è ancora partito.
Alle x.32 siamo ancora fermi a Tesserete, sono già due minuti di ritardo. Mi giro verso l'autista...in quel momento mi accorgo che ha un tablet, ma non sta facendo telefonate, nossignori: sta giocando a CandyCrush su facebook! Alle x.34, e con un treno che parte alle x.58 da Lugano (e per arrivarci ci vogliono più di venti minuti, traffico permettendo) e che se non prendo mi ritroverò ad aspettare un'ora a Mendrisio per il bus, faccio notare la cosa all'autista. Manco lo avessi fatto: l'autista in questione inizia ad attaccarmi in modo pesante, arrivando a farmi notare qualcosa a proposito di un giornale che c'era sul bus e a cui avevo dato una lettura svelta prima di rimetterlo al suo posto per l'utente successivo, poi alle x.35 finalmente partiamo (con 5 minuti di ritardo) e con il "lavoratore" in questione che per tutta la durata del viaggio non fa altro che lamentarsi per quell'osservazione. Arriviamo a Lugano ed io devo fare una corsa della miseria per riuscire a prendere il treno per Mendrisio.

Morale della favola?

Come mi è già capitato di vedere alle piscine di Chiasso, dove la signora della cassa, nonostante la colonna di clienti rabbiosi formatasi, continuava a giocare imperterrita allo stesso giochino, a quanto pare è più importante finire il livello di Candy Crush piuttosto che svolgere il proprio lavoro!

E INTANTO FUORI DA QUELLA STESSA AZIENDA CI SONO MOLTI DISOCCUPATI, VOLENTEROSI E CHE NON DESIDERANO ALTRO CHE UN POSTO DI LAVORO, CHE UCCIDEREBBERO PER QUEL POSTO.

Per concludere...io adesso vorrei fare una domanda molto chiara ai direttori delle aziende in questione, Autopostale e ARL, per capire un po' (ed anche al comune di Chiasso, visto che nell'articolo ho anche accennato una scena reale a cui mi è capitato di assistere ad agosto 2013): ma con tutti i disoccupati che ci sono in giro nel canton Ticino, perché insistete a dare un posto di lavoro a delle persone che, da quello che ho visto, non gliene frega assolutamente nulla e in più trattano i vostri clienti come se fossero delle scarpe vecchie? Solo perché chiedono poco? Solo perché sono dei pensionati che al limite chiedono il costo di un caffè?
Rimanendo in attesa delle vostre risposte, vi ricordo che di fuori ci sono tante persone che davvero, farebbero carte false per lavorare presso di voi, ma chissà perché per voi sono come inesistenti in quanto vivono stabilmente nel canton Ticino e qui pagano le tasse e la cassa malati.

PREFERITE GIOCARE AL RISPARMIO E AL RIBASSO DELLO STIPENDIO ANZICHÈ ASSUMERE DELLE PERSONE QUALIFICATE? BENISSIMO, POI PERÒ NON STUPITEVI SE VI RITROVATE CON CLIENTI ARRABBIATISSIMI, CHE SI LAMENTANO DELLA SCARSITÀ DEI SERVIZI O CHE SCRIVONO DELLA COSA IN RETE PERCHÈ VOI PREFERITE LAVARVENE LE MANI O DAR RETTA ALLE MENZOGNE CHE RACCONTA IL VOSTRO DIPENDENTE PER SALVARSI IL CADREGHINO!








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